"O matematiche severe, non vi ho dimenticato da quando le vostre sapienti lezioni, più dolci del miele, filtrarono nel mio cuore come un’ombra rinfrescante.

Aspiravo istintivamente, fin dalla culla, a bere dalla vostra fonte, più antica del sole, e continuo ancora a calcare il sacro sagrato del vostro solenne tempio; io, il vostro più fedele iniziato...

Aritmetica! Algebra! Geometria!

Trinità grandiosa! Triangolo luminoso!

Colui che non vi ha conosciuto è un insensato!

Meriterebbe i più grandi supplizi... Nelle epoche antiche e nei tempi moderni, più di una grande immaginazione umana ha scorto il proprio genio, atterrito, nella contemplazione delle vostre figure simboliche tracciate sulla carta bruciante, come altrettanti segni misteriosi, vivi di un alito latente, che il volgare profano non comprende e che non erano che la stupefacente rivelazione di assiomi e di geroglifici eterni, che sono esistiti prima dell’universo e che continueranno dopo di lui..."

Da Chants de Maldoror, pubblicati nel 1868 da Isidore Lucien Ducasse con lo pseudonimo di Conte de Lautréamont, citazione da M.Emmer, Alfapiù del 7/6/2016.

 
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